Questo disco è la naturale prosecuzione di un progetto dal vivo nato dall’esigenza di comunicare l’amore per la musica improvvisata attraverso la sonorità duttile e penetrante della chitarra.
Le performance del gruppo dimostrano come tre musicisti dalle personalità così differenti possano eseguire musica nel segno comune evidenziando il piacere del suonare assieme e rappresentando uno spaccato del chitarrismo attuale senza preconcetti.
I solisti si presentano in maniera informale ponendosi l’obbiettivo di mantenere alta la tensione dell’audience durante l’esecuzione.
«Sono felice di tornare a Napoli, da dove manco da quasi quarant’anni, quando registrai il programma Rai “Chitarra amore mio”. Sono molto legato a questa città. Mi ricordo ancora di quando suonavo qui, nell’immediato dopoguerra. Con me, agli Astroni, nell’Orchestra di Gorni Kramer, c’era il Quartetto Cetra. Ci esibivamo per i soldati americani di Bagnoli, prima che riprendessero la via di casa loro». Franco Cerri, raffinato chitarrista, uno dei simboli dell’Italia del jazz, compagno di palco di mostri sacri come Billie Holiday, Dizzy Gillespie, Gerry Mulligan, Lee Konitz o Chet Baker (tanto per fare qualche nome), sarà a Napoli oggi e domani. Lo attendono due impegni: un concerto all’Area 17 della Mostra d’Oltremare (stasera, ore 21) e una «chicca», ovvero l’esibizione di domani all’Around Midnight, in compagnia di tre colleghi chitarristi-jazz napoletani: Pietro Condorelli, Antonio Onorato e Aldo Farias. «Sono entusiasta di stare sul palco con loro – racconta Cerri – e non voglio peccare di piaggeria: sono tra i migliori chitarristi in circolazione. Io suono un po’ all’antica, non ho la loro preparazione: vedrete che mi metteranno in tasca».
Vanni Fondi – Corriere del Mezzogiorno – 21 gennaio 2003
E’ il disco di tre dei migliori chitarristi campani in circolazione, Pietro Condorelli, Antonio Onorato e Aldo Farias. Sebbene leggermente penalizzato da una ripresa sonora con molti problemi, il disco permette un ulteriore incontro ravvicinato con la verve improvvisativa di questi tre ottimi musicisti, adeguatamente sorretti dal basso di Angelo Farias e da Salvatore Tranchini. Occasione utile per percepire, con maggiore chiarezza, le differenze stilistiche che separano i tre musicisti; mentre Onorato ha uno stile più di confine, e Farias quello più tradizionale Condorelli prosegue il suo instancabile lavoro di scavo nelle matrici ispirative, frullando e rielaborando spunti e idee in un linguaggio personalissimo. Il repertorio, per la verità, offre pochi brividi, ma l’importante è seguire le evoluzioni dei chitarristi.
Vincenzo Martorella – Jazzit – marzo/aprile 2003
Ancora una volta è il chitarrismo partenopeo ad affermarsi nel panorama jazzistico italiano,con questo trio di virtuosi che da qualche tempo danno una conferma dopo l’altra di bravura, gusto e maturità. Il progetto presenta otto brani strumentali, di cui sei sono composizioni originali:”Stò a 3/4″ e “Surf Blues” di Onorato, “Valzer New” e “Blues for Dolphy” di Farias, “Dialogs” e “My Favorite Kings” di Condorelli ed infine un paio di standard. Su ogni traccia troviamo sempre a rotazione le improvvisazioni dei tre solisti (ben specificate nell’ordine all’interno del cd), che s’intrecciano, si susseguono in dialoghi colti, ma nello stesso tempo densi di feeling e spessore artistico, come se ognuno mettesse a nudo la propria anima. La sezione ritmica sicuramente degna di nota è composta da Angelo Farias al basso e Salvatore Tranchini alla batteria. Quindi, senza ombra di dubbio, questo album è una delle più autentiche testimonianze del chitarrismo jazz contemporaneo italiano, consigliato a tutti coloro che hanno voglia di scoprire il livello dei nostri musicisti.
Walter Babbini (Chitarre)